Artisti

Il Mostro Marino, 1498

Bulino originale mm 248 x 187

Bulino originale, monogrammato in lastra; Meder 66 a-b/k;

Superba prova in una delle primissime varianti, sebbene l’assenza di filigrana non permette di identificare con maggiore precisione se si tratti della prima o della seconda; la prova infatti non presenta i graffi tipici dalla terza in poi.

Completa e in ottimo stato di conservazione, ad eccezione di un paio di minuscoli rinforzi sul recto e sul verso, eseguiti perfettamente, nell’area del cielo, ed apparentemente inutili perché la carta appare in condizioni sane. 

Sebbene l’iconografia del Mostro Marino abbia creato diversi e contrastanti dilemmi interpretativi a tutti gli studiosi di Dürer, la versione più accreditata è quella avanzata da Lange –supportata da Erwin Panofsky– che riferisce l’immagine a una leggenda popolare della costa Adriatica che deve aver incuriosito, e ispirato, il Maestro tedesco durante il suo primo viaggio in Italia. Grazie all’umanista Poggio Bracciolini (1380–1459) è giunta fino a noi la storia dalmata di un terribile tritone, mostro mezzo umano e mezzo pesce con le corna di un cervide e una barba folta, che aveva l’abitudine di attirare donne e bambini sulla spiaggia con intenti malvagi. Il tritone venne infine ucciso da cinque lavandaie e la sua “forma di legno” (non è chiaro se un’immagine scolpita o il suo corpo essiccato) esposta a Ferrara dove venne vista da Bracciolini.

Al di là della possibile spiegazione il Mostro Marino costituisce una delle più affascinanti e criptiche opere del periodo giovanile di Dürer: dal paesaggio così ben descritto alla bellezza della figura femminile in primo piano che riuscirà a sottrarsi alla presa del mostro. Come in tutte le incisioni dureriane spicca la capacità del Maestro di dare la percezione tattile dei materiali, come il carapace della tartaruga, le squame del mostro, l’osso delle corna, e ancora il velluto del tessuto che avvolge la protagonista.