Artisti

Incisore

Harleem 1610 – Haarlem 1684

 

L’intera opera incisa di Adriaen van Ostade comprende circa cinquanta esemplari tra acqueforti e puntesecche, notevolmente apprezzate nell’ambito dell’arte fiamminga del XVII secolo. Già dedito alla pittura, sperimentò le tecniche incisorie solo dopo il 1636, eseguendo prevalentemente gli stessi soggetti che ritroviamo nei suoi dipinti e che per la loro particolare natura sono stati ampiamente apprezzati dai collezionisti e amatori di stampe antiche: il Maestro amava infatti rappresentare scene riprese dalla vita quotidiana, ritratti di persone umili, danze, atmosfere familiari. Delle stampe realizzate dall’artista, molte delle quali sono state tirate fino a tutto il XVIII secolo, si conoscono spesso numerosi stati; come nell’opera grafica di Rembrandt, anche nelle incisioni del van Ostade si riscontra l’abitudine ad elaborare diversi stati per ogni singolo soggetto. La meticolosa ricerca volta al raggiungimento della perfezione artistica, soprattutto nella resa degli effetti tonali, spinse l’artista ad apportare lievi modifiche alle lastre, aggiungendo sottili e talvolta impercettibili tratti allo scopo di conferire maggiore espressività ai ritratti o rendere più intense le ombre. I cambiamenti non erano tali da stravolgere l’impianto chiaroscurale precedentemente ottenuto, tuttavia contribuivano al raggiungimento di un effetto maggiormente pittorico caratterizzato da tonalità intense. Il primo grande collezionista dell’opera del van Ostade fu l’abate Michel de Marolles, la cui intera collezione costituisce oggi il nucleo della raccolta conservata al Gabinetto delle Stampe della Bibliothèque nationale de France. Nel corso del secolo XVIII sono state portate a compimento due edizioni di grande pregio dell’opera completa del Maestro olandese, rispettivamente nel 1710 nel 1780. In entrambi i casi, le lastre hanno subito diversi ritocchi, spesso leggeri ma talvolta tali da provocare inevitabilmente l’alterazione dei tratti originali. A seguito della morte della vedova del van Ostade, per volontà della quale venne pubblicata una terza edizione delle opere, i rami dell’artista si dispersero, sorte che toccò anche a quelli di Cornelis Bega e Rembrandt Harmenszoon van Rijn.