Artisti

Venere distesa in un paesaggio

Bulino originale mm 96,5 x 135

Bulino originale, firmato e datato in lastra; Bartsch, XIII, 382.7; Hind V 213.13; 

Splendida prova impressa con inchiostro cenerino, una tonalità utilizzata frequentemente dagli artisti italiani del Cinquecento, al fine di conferire un effetto morbido e simile al disegno a punta d’argento.

Completa di tutta la parte incisa e con un filo di margine sui lati inferiore, superiore e destro. In eccezionale stato di conservazione.Al recto del foglio, nell’angolo inferiore destro, il timbro di collezione di Federico Augusto II, re di Sassonia, che riunì una delle più significative e vaste collezioni di stampe dell’epoca (Lugt 791); successivamente il foglio fu acquistato dalla signora H.V. Jones (l’esemplare è citato da Hind, vol. V pag. 213). Infine, come indica il timbro di collezione al verso del foglio, fu l’ingegnere svizzero Albert Blum ad acquisire la stampa nella sua celebre collezione di incisioni tedesche e italiane del ’500 (Lugt 79b).

Domenico Campagnola, adottato da Giulio Campagnola –da cui prende il cognome– mostra sin da giovane grande attitudine per il disegno e la grafica. Probabilmente i primi rudimenti artistici li apprende da Tiziano, che ne influenza le opere giovanili, tanto che per alcuni disegni è stato difficile distinguerne la paternità. A dispetto di Tiziano, però, Domenico è attratto dal movimento e dalle azioni d’impatto emotivo, su cui imperna i suoi protagonisti. Dal padre adottivo si ispira nel celebre puntinato che consente ad entrambi di ottenere effetti tridimensionali raffinati e inediti all’epoca.

Gli si ascrivono tredici incisioni realizzate nel breve periodo racchiuso fra il 1517 e il 1518, molte delle quali caratterizzate da veloci segni obliqui che le contraddistinguono dal panorama del tempo e ne attestano la straordinaria invenzione compositiva.

Il soggetto della Venere nuda reclinata con paesaggio divenne molto popolare nella Venezia dell’inizio del XVI secolo, per poi diffondersi per tutta Europa. L’opera riporta molte somiglianze con un disegno del padre adottivo, uno tra gli artisti più vicini a Giorgione. Oltre alle differenze tecniche, l’incisore tratta la protagonista con segni e caratteri particolari e distintivi. Infatti, Venere si mostra più vivace e sensuale rispetto ad altre rappresentate da Giorgione e la sua cerchia, e con uno sguardo più consapevole della propria bellezza.